Documento redatto dagli studenti dell'Università Ca’ Foscari sulla riforma della professione di assistente sociale
Venezia, 25 novembre 2011 - Parte 1
Martedi 25 ottobre il gruppo delle tutor incaricate dall’Università Ca’ Foscari di seguire i tirocini degli studenti che frequentano il Corso di Laurea in Scienze della Società e del Servizio Sociale, d’intesa con il Collegio didattico, ha tenuto a Venezia un incontro che ha visto la partecipazione della presidente dell'Ordine nazionale degli Assistenti Sociali (AS) Edda Samory. Nell'ambito del tema generale legato ai possibili futuri scenari di sviluppo per la formazione, quest'ultima ha proposto una serie di riflessioni che, raccolte da alcuni studenti presenti, hanno innescato un dibattito che si è progressivamente allargato,iniziando a muoversi oltre i confini della facoltà stessa per divenire patrimonio condiviso con studenti di altri atenei. Ne riportiamo di seguito i punti principali.
Edda Samory ha illustrato la proposta di riforma del percorso formativo della professione che l'Ordine ha ipotizzato quale risposta alle indicazione fornite dalla legge n.148 del 14 settembre 2011 (titolo II art.3 comma 5), in merito all'"abrogazione delle indebite restrizioni all'accesso e all'esercizio delle professioni e delle attività economiche".
Due sono gli ordini di criticità che abbiamo individuato nell'ipotesi: una di contenuto, l'altra di metodo. Relativamente alla prima riteniamo che la proposta di conseguire la laurea specialistica quale requisito accademico minimo individuato per l'esercizio della professione, non produca l'effetto di un ulteriore affermazione e consolidamento della stessa ma possa agire, in realtà, sul versante opposto nel caso in cui passare alla quinquennale significhi soltanto diluire le materie di indirizzo in un periodo più lungo e non aumentare l'incidenza sulla totalità dei corsi. Se si vuole individuare, infatti, una criticità nella formazione del professionista AS, la si osserva sul versante qualitativo del percorso, con l'attuale peso sbilanciato che i corsi di indirizzo, quelli caratterizzanti l'iter formativo, hanno sulla totalità delle materie. Per corsi caratterizzanti intendiamo quelli che trattano contenuti specifici di Servizio Sociale e l'insegnamento dei quali è tenuto da AS. La mancanza di un percorso più articolato di materie di Servizio Sociale determina, ad esempio, il non irrilevante problema dell'omogeneità della formazione degli AS all'interno dei diversi corsi di laurea tenuti nei vari atenei. Questi decidono soggettivamente come caratterizzare già la triennale, con il prevalere di alcuni corsi piuttosto che altri. La mancanza di una collocazione accademica unica a favore di un pellegrinaggio del corso di laurea tra le facoltà di giurisprudenza piuttosto che lettere o sociologia, costituisce una riprova in tal senso.
Nel corso degli ultimi anni il ridimensionamento della specificità didattica della professione a favore di una dilatazione del peso specifico di altre aree, sta erodendo progressivamente la natura stessa della professione. Quanto è concreto il rischio di formare una generazione di professionisti preoccupati di leggere sempre più il disagio in chiave individuale e di padroneggiare gli strumenti giuridici per contenere lo stesso? A nostro modo di vedere tale rischio c'è ed è concreto. Se, come ci viene detto da chi sostiene tale riforma, ciò si è determinato per l'influenza e le pressioni che professioni più radicate e consolidate di Servizio Sociale sono riuscite ad esercitare, viene facile pensare che qualunque salto in avanti della professione si trasformerebbe in un salto nel buio. La necessità primaria è consolidare l'esistente, recuperare ciò che si è perso, non intraprendere percorsi che sarebbero, poi, gestiti da altri. Viviamo in una congiuntura storica che non si propone come favorevole all'instaurarsi di rapporti di forza consoni ad una professione come la "nostra". In un'epoca di tagli sarebbe velleitario pensare che un prolungamento del percorso formativo si trasformi in un incremento del peso e dello spazio per i corsi di indirizzo. Al contrario. Tale prolungamento non farebbe altro che aumentare la diluizione dei contenuti specifici della professione in un arco più prolungato di anni.
Siamo consapevoli che oggi come non mai è necessario che l'AS sia un professionista capace di cogliere il tutto della persona e del contesto nel quale è inserita e all'interno del quale collocare se stesso e la propria strategia di intervento. Come siamo consapevoli che per fare ciò sono necessarie competenze che attingono da specificità di saperi diversi: a partire da quelli che consentono di avere una visione ampia del contesto nel quale vive la professione. Ma siamo altrettanto convinti che i margini di miglioramento professionalizzanti debbano passare anche attraverso un incremento qualitativo del carico formativo specifico della professione.
Ciò non può essere sostituito da un semplice incremento degli anni di studio nella convinzione che ciò porti ad un'affermazione della professione rispetto alla propria storia e alle altre scienze sociali. Già oggi l'AS ha gli strumenti teorici e di intervento per ritagliare la propria collocazione professionale nel lavoro d'equipe ed evitare quel ruolo di segretaria/o al quale spesso e volentieri altri lo vorrebbero delegare, imponendogli una sudditanza professionale che lo specifico del "nostro" intervento sulla persona può smentire nelle analisi e nella prassi.
Concordiamo con il potenziamento e l'obbligatorietà della formazione permanente, rispetto alla quale, però, l'Ordine non può lasciare il professionista il balia della contrattazione con il singolo ente o impresa sui tempi ed i contenuti da destinare a ciò. In un panorama professionale nel quale diviene sempre più assillante il carico di lavoro per il singolo, il problema dei tempi per la formazione non è solo una questione necessariamente sindacale ma diviene anche forma e contenuto della professione: la convinzione che l' AS possa provvedere per la formazione attingendo sempre più dal proprio tempo libero è una pratica che va contrastata anche dall'Ordine nazionale.
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Massimo Buciol 3282928933