15 dicembre 2011
Lettera al CROAS Lombardia sulla riforma degli Ordini Professionali
Ciò posto e richiamato, si rende evidente come comunque e qualunque sia stato il profilo della professione, come quello di molte altre al servizio sociale attigue (anch’esse in grave crisi di fondamento scientifico), si renda necessaria una trasformazione. E per far ciò in questo contesto partirò proprio dalla mission e dall’obiettivo generale enunciato della professione secondo quanto la retorica del testo esprime:
«Il servizio sociale nelle sue varie forme è orientato verso le molteplici, complesse transazioni tra le persone e il loro ambiente. La sua mission è abilitare tutte le persone a sviluppare il proprio pieno potenziale, arricchire le loro vite e prevenire le disfunzioni. Il servizio sociale professionale è focalizzato sulla soluzione dei problemi e sul cambiamento. Così, gli assistenti sociali sono agenti di cambiamento nella società e nelle vite degli individui, delle famiglie e delle comunità di cui sono al servizio. Il servizio sociale è un sistema interrelato di valori, teoria e di pratica».Afferma Ugo Albano (intervento nella mailing list Asit del 17 novembre 2011) che prima «"si è" e poi "si va"». Sarebbe più adeguato asserire che prima si definiscono gli obiettivi del ruolo e poi ci si colloca in questo. Fare ciò consente di tenere ancorato lo sguardo sull’obiettivo generale che è possibile definire in virtù del testo riportato, così come il navigante guarda costantemente la bussola e tiene il timone nel governo della barca, anche nelle situazioni più turbolente. La barca scarta in virtù dell’onda e il nocchiero anticipa e corregge seguendo la linea di mezzo della bussola. Nel ruolo non ci si colloca una volta per tutte, ma ogni santo giorno; essere assorbiti dal senso comune è un costante rischio per il professionista di ambiti disciplinari che non dispongono di linguaggi formalizzati, ma che usano il linguaggio ordinario (tale linguaggio è comune al professionista e all’utente) per cui la formazione continua è efficace per gestire proprio questa criticità. Nel testo dell’IFSW si fa riferimento alle traiettorie biografiche delle persone, alla promozione delle competenze al fine che possano “autorealizzarsi”, e di qui gli aspetti ripresi dal codice deontologico che indica come elementi assiologici l’unicità della persona, il diritto all’autodeterminazione, la singolarità della situazione data. Tali elementi sono posti deontologicamente in quanto sono contenuti nell’obiettivo generale e quindi devono essere realizzati attraverso strategie e l’implementazione di processi organizzativi che avvicinino i risultati quanto più possibile agli obiettivi. Il tutto in un sistema delle risorse organizzate che – nella crisi fiscale dello stato – appare ottocentesco, caritatevole, invalidante e disabilitante (Illich). Sistema di welfare che, al di là di appelli e indignazioni circa la scarsa allocazione di risorse e il richiamo a elementi etici, non trova proposta “altra” nell’ambito né della comunità professionale, né di quella scientifica, per non dire della “classe dirigente” attuale del paese.
Il testo infine sottolinea con la congiunzione “e” come si tratti di un sistema di «valori, di teoria e di pratica», tutti sullo stesso piano di importanza.
Luigi ColaianniResponsabile interventi sociali Dipartimento Salute Mentale Fondazione Policlinico – Milano;
docente a contratto di materie sociologiche presso il cdl in servizio sociale UNIPD;
formatore accreditato presso il CNOAS.