Milano, 28 dicembre 2011 - Prot. 2758/2011
Lettera al CNOAS con le osservazioni sul progetto di legge
Oggetto: Osservazioni sul progetto di legge sull’ordinamento della professione di assistente sociale in ottemperanza dei principi enunciati dall’articolo 3, comma 5 del d.l. 138/2011, convertito in l. 148/2011 (approvata nel cnoas del 15.10.2011).
Al fine di contribuire al dibattito che il testo del PdL ha aperto nella comunità professionale, il CROAS della Lombardia, riunitosi in seduta straordinaria il 17 novembre us, avendo informato gli iscritti attraverso una newsletter (12 dicembre) dedicata all’argomento e riservato una sezione sul sito dell’ordine regionale, ha aperto il confronto con i referenti dei Gruppi provinciali di supporto alla Formazione Continua, i colleghi del SUNAS, i docenti dell’AIDOSS, altri professionisti che collaborano fattivamente con il Consiglio e hanno inviato riflessioni personali.
L’osservatorio della professione costituito dal sistema dei servizi di welfare della Lombardia accentua nelle nostre considerazioni la preoccupazione per il principale cambiamento proposto, quello di una formazione a ciclo unico di 5 anni, che non pare sufficientemente motivato e condiviso, imposto dall’incalzare della liberalizzazione delle professioni intellettuali le cui caratteristiche non coincidono con le criticità presenti nella professione dell’assistente sociale.
Per la valutazione del testo vogliamo porre in forma dialettica, evidenziando sia elementi di positività sia elementi di criticità, una serie di riflessioni e considerazioni da condividere con gli altri CROAS e i rappresentanti nazionali:
- fino ad ora la nostra professione, con la formazione di base triennale, ha trovato sbocchi occupazionali, come indicano le ricerche e gli osservatori del lavoro riconosciuti (in primis ricerca PRIN a cura di Carla Facchini);
- l’allungamento del percorso formativo renderà probabilmente meno appetibile la nostra professione: in un periodo in cui sono evidenti i rischi occupazionali viene da chiedersi quanti giovani sceglieranno in futuro di affrontare una laurea quinquennale se parallelamente non verrà stabilito un riconoscimento proporzionale a livello lavorativo/retributivo;
- allungare il tempo della formazione può determinare difficoltà a trovare collocamenti lavorativi, anche in considerazione del possibile ingresso di altre figure professionali con un percorso formativo più breve e meno oneroso per le organizzazioni di lavoro;
- la laurea triennale non approfondisce e talvolta non affronta in modo soddisfacente e adeguato le competenze che caratterizzano il ruolo della professione;
- gli attuali contenuti della laurea magistrale sono poco connessi con le complesse competenze richieste, soprattutto per l’intervento professionale nelle politiche sociali: non basta pertanto allungare il percorso formativo a 5 anni per garantire maggiora qualità dei saperi e delle competenze;
- attualmente alla laurea magistrale possono accedere anche coloro che non hanno conseguito la laurea triennale, venendo quindi a mancare una importante e caratterizzante formazione di base: occorre invece porre il vincolo del possesso della laurea triennale per l’iscrizione alla laurea magistrale e il conseguente accesso alla professione;
- la proposta non garantisce l’ effettiva possibilità per gli AA.SS. di mantenere/ottenere posti di docenza all’interno dei corsi di laurea, con il rischio di una ulteriore occupazione degli spazi di docenza da parte di altri professionisti con conseguente indebolimento dei contenuti formativi specifici;
- per promuovere insegnamenti specifici riteniamo opportuno finanziare da parte del CNOAS posti di ricercatore in servizio sociale, anche in considerazione degli ulteriori tagli della riforma universitaria;
- l’accesso alla dirigenza con la laurea quinquennale è sicuramente un altro aspetto positivo della proposta di legge;
- la giusta rivendicazione di possibilità di dirigenza non va tuttavia confuso con i contenuti della formazione magistrale e con l’accesso per tutti a posizioni apicali, soprattutto senza una modifica dei contratti vigenti;
- è stato comunque ribadito che la necessità formativa non dovrà rendere più difficile e penalizzare l’inserimento lavorativo. Una proposta possibile sarà quella di vigilare che la figura dell’assistente sociale possa essere una presenza vincolante per l’appropriatezza di alcuni servizi;
- il tirocinio, considerato momento centrale della formazione, va ripensato nel percorso formativo per trovare modalità più incisive sia nel percorso 3+2, sia nell’ipotizzato percorso quinquennale;
- aumentare l’ attenzione alle modalità di ingresso per i giovani neo assunti che si trovano ora con una formazione limitata e contesti organizzativi disattenti e frammentati;
- dobbiamo confrontarci con le scelte che altre professioni stanno facendo di percorso formativi più complessi e qualificati senza avere avuto aggiornamenti costanti e tempestivi.
Ci pare lecito chiedere al CNOAS, in virtù del suo specifico ruolo e dei contatti in corso, quali siano le prospettive della riforma universitaria (non sembra, a parte alcuni articoli critici apparsi su mezzi di informazione, in fase di ripensamento la formula 3 + 2, mentre è confermata la riduzione dei settori scientifico-disciplinari universitari) e gli spazi di modifica dei contratti di lavoro nazionali che riguardano tutte le professioni, sia quelle coinvolte dalle normative che stiamo trattando sia le professioni sanitarie.
Per il bene comune della professione, siamo ad augurare a tutti noi che le scelte che siamo chiamati a fare siano corrispondenti all’impegno costruttivo di ciascuno e alla lungimiranza di tutti.
dott.ssa Renata Ghisalberti(Presidente)
Fonte
Alleghiamo alla presente: * le mail ricevute da nostri iscritti che hanno argomentato il testo del pdl (Luigi Colaianni; Elvira Beato; Liliana Carella; G. Luigi Carrus) * nella newsletter monografica del 12 dicembre 2011 sono inseriti i primi risultati della ricerca del gruppo di lavoro dell’Ordine Regionale “Ricerca laurea specialistica in Lombardia”.