L’inserimento lavorativo del disabile mentale
Tra i soggetti affetti da disturbi psichici mancanza di denaro e disoccupazione sono i problemi più frequentemente lamentati, probabilmente perché rappresentano l’autonomia intensamente desiderata.
La nostra costituzione, all’art. 4 comma 1, sancisce che "la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto". Essa riconosce, in altri termini, il diritto al lavoro come l’obiettivo da raggiungere attraverso l’impegno diretto dei pubblici poteri volto a creare le condizioni idonee al suo conseguimento; al contempo afferma l’illegittimità costituzionale di ogni ingiustificato ostacolo nell’accesso al mondo del lavoro. Inoltre all’art. 38 comma 3 stabilisce che "gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale".
In accoglimento di tali disposizioni sono state successivamente varate norme volte a disciplinare l’inserimento lavorativo delle persone disabili (vedi L. 104 del 1992 per corsi di formazione professionale, L. 68 del 1999 per collocamento mirato ed altre specifiche leggi regionali), riconoscendo quindi l’importanza del lavoro per gli stessi in quanto elemento fondamentale per l’integrazione sociale e per la qualità di vita.
In questo contesto sono sorti i servizi di inserimento lavorativo dei disabili con il compiuto specifico di progettare e soprintendere percorsi di orientamento, formazione, istituzione di borse lavoro per agevolarne l’inserimento lavorativo.