La qualità della vita
Nello sforzo di prolungare la vita ad ogni costo, facendo attenzione esclusivamente alle esigenze del trattamento, la medicina ha finito con il trascurare i bisogni umani di base dei pazienti, come il benessere, l’autonomia ed il senso di appartenenza.
Il significato di qualità della vita (QdV) si amplia nel momento in cui non ci si concentra unicamente sulle possibilità residuali di un malato, il cui destino è già scritto, bensì, sulle potenzialità che l’esistenza porta in se, a prescindere dal fatto che essa sia stata segnata o meno da una patologia.
Alla luce di ciò si inizia a ripensare ed operare interventi e servizi nell’ottica del miglioramento della qualità di vita dell’individuo, considerata come il principale esito e obiettivo auspicabile dei servizi di salute mentale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1995, nel definire il concetto di QdV come "la percezione che ciascuna persona ha della propria posizione nella vita, nel contesto dei sistemi culturali e di valori nei quali è inserito e in relazione alle proprie finalità, aspettative, standard ed interessi", in altri termini pone l’accento sull’importanza della partecipazione e dell’inclusione, vale a dire dell’ "essere parte". Al tempo stesso prende in considerazione gli indicatori della soddisfazione e della realizzazione dei bisogni.
Il concetto di QdV, comunque, non è ancora definito in modo standard e offrirne una definizione completa ed univoca comporta notevoli difficoltà poiché la percezione della stessa, come già noto, è estremamente soggettiva ed ognuno di noi la identifica mediante parametri differenti (es. assenza di bisogni, autorealizzazione, appagamento, ecc.)
Molti studiosi sono tuttavia concordi nel considerarla come un costrutto multidimensionale, complesso e diversamente interpretato, composto da cinque assi di valutazione:
- Risorse ambientali: vale a dire la possibilità di poter disporre di risorse di base quali, un’abitazione confortevole, un lavoro, il rispetto dei diritti personali; vi rientrano anche indicatori oggettivi come la sicurezza, la privacy, l’accessibilità ai servizi, la fruizione dei beni della comunità.
- Funzionamento soggettivo: si riferisce allo svolgimento dei ruoli sociali e personali che, nel contesto socioculturale proprio del soggetto, sono richiesti a persone della stessa età, sesso e condizione sociale. In altri termini coincide con l’entità delle disabilità e degli svantaggi sociali così come percepiti dallo stesso.
- Sintomi e benessere: questo asse comprende i sintomi somatici e psichici come percepiti dal soggetto, le conseguenze soggettive del trattamento sanitario e farmaceutico e i sentimenti di benessere psichico (autocontrollo, accettazione di sé, capacità di pianificazione, di armonia con gli altri, etc.).
- Soddisfazione di vita: questa dimensione include i giudizi della persona sulla vita in generale o sugli specifici aspetti, giudizi che dipendono dall’interazione fra le circostanze ambientali e la percezione del soggetto rispetto alle sue limitazioni, dalle sue aspettative e dalla sua visione della vita.
- Funzionamento oggettivo: nelle misurazioni della qualità della vita, viene alcune volte incluso quest’asse che fa riferimento al giudizio esterno (famigliari, operatori sanitari, etc.) rispetto al livello di disabilità e del funzionamento dei ruoli attesi. Comunque, è bene ricordare che esso non prende in considerazione i punti di vista ed i valori del paziente e per questo motivo molti autori preferiscono considerarlo come un asse a se stante.