Lo stigma
La qualità della vita dei malati mentali è condizionata, non solo dalla malattia e dall’invalidità che la stessa provoca, ma anche dalle reazioni delle altre persone: giudizi affrettati tendono, infatti, ad attribuire al malato psichiatrico le caratteristiche della pericolosità sociale, dell’aggressività e della non curabilità. Le convinzioni che sono alla base sono sbagliate perché non riconoscono che persone sofferenti di disturbi mentali, se adeguatamente curate, possono recuperare capacità intellettive e razionali compatibili con una vita sociale attiva e produttiva.
Il termine "stigma" si riferisce ad un etichetta di pietà , vergogna e rifiuto attribuita indistintamente ad un malato psichiatrico. Ciò porta al graduale rifiuto, allontanamento ed esclusione della persona sofferente mediante l’assunzione di comportamenti discriminanti nei confronti della stessa; questo stato di solitudine compromette ulteriormente le abilità dell’individuo e le sue capacità di recupero.
Lo stigma che si accompagna alla malattia mentale crea, infatti, un circolo vizioso di alienazione e discriminazione per la persona malata, per la sua famiglia e tutto l’ambiente ad essi circostante, diventando la fonte principale di un grave isolamento sociale, dell’incapacità a trovare una casa o un lavoro, di comportamenti di abuso di alcool e di sostanze, nonché di fenomeni di protratta marginalizzazione.
I pazienti, quindi, non soffrono solo per il disturbo mentale, ma anche per le conseguenze della stigmatizzazione della loro sofferenza e per il danno alla loro identità .
Da anni però è in atto una silenziosa ma convinta e tenace lotta allo stigma, nella certezza che una informazione corretta dei cittadini e il superamento dei pregiudizi sulla salute mentale sono una premessa indispensabile per la realizzazione di un vero sistema di tutela della salute. Sono, allo stesso tempo, parte importante della cura e risultato della cura stessa l’accettazione della persona con disturbo psichiatrico, il riconoscimento dei suoi diritti e della sua dignità di uomo, il suo reinserimento nella vita sociale e lavorativa.