La comunicazione col malato di Alzheimer
Comprendere ed essere compresi...
La comunicazione costituisce l’essenza di ogni esperienza umana: non riuscire più a capire gli altri e non riuscire più a farsi capire si rivelano gli elementi più disastrosi della malattia di Alzheimer.
Non riuscire più a capire... il malato inizia ad avere difficoltà a seguire le conversazioni rapide e complesse, soprattutto se l’ambiente è rumoroso. Si allontana spesso dall’argomento e quando vi sono delle direttive chiare nel dialogo spesso fa fatica a seguirle. Comprende però gli ordini scritti e può decodificare molto bene i gesti e le espressioni del viso.
Non riuscire più a farsi capire... inizialmente il malato ha dei problemi a pensare a quello che vuole dire. È più lento ad esprimersi, si ripete spesso, dimentica alcune parole o le sbaglia.
A poco a poco le parole si cancellano dalla memoria: non trova più il nome degli oggetti... ma ne sa descrivere il suo utilizzo!
Parla in modo più lento e ripetitivo, parla con meno frequenza, fino ad arrivare a non parlare più.
Che cosa fare?
- Cercate di mantenere il contatto con lui/lei per evitare che si isoli sempre di più.
- Non dite mai in anticipo "tanto non capirà!"... talvolta può cogliere l’idea principale o riconoscere il significato di una determinata parola: potreste ferirlo/a e non parlate mai come se non fosse presente!
- La comunicazione con una malato di alzheimer implica tanto il linguaggio verbale che quello non verbale. Anche se non comprende il significato delle parole, rimane sensibile al clima affettivo che si sviluppa nell’interazione. Se sente di aver fiducia comunica più facilmente.
- Non parlategli come a un bambino! Non facilitate la comprensione...
- Parecchi mezzi vi permettono di aiutare la persona a comprendere ciò che volete comunicargli:
- Eliminate i rumori inutili come la radio o la televisione
- Muovetevi lentamente e mettetevi di fronte a lei. Se è seduta, sedetevi per essere alla sua altezza. Stabilite un contatto visivo, toccatelo dolcemente e pronunciate il suo nome sorridendo
- Se la persona non vuole parlare non sforzatela... fatelo di nuovo qualche minuto più tardi
- Parlate lentamente, in modo calmo e dolce conservando il contatto visivo il più a lungo possibile (se usate il tono della voce alto può pensare che siate in collera)
- Non cambiate improvvisamente argomento di conversazione. In questo modo eviterete di confonderlo. Se volete cambiare argomento diteglielo prima di iniziare: "adesso ti voglio parlare di un’altra cosa..."
- Fatele un solo discorso per volta: la sua memoria gli impedisce di ascoltare diverse informazioni allo stesso momento
- Usate delle frasi corte e delle parole semplici, evitando le spiegazioni lunghe "ti porto dal parrucchiere per farti tingere i capelli, tagliarli e fare la piega perché non sei più andata da due mesi e sei più carina quando sei ben pettinata". Ditele piuttosto: "ti porto dal parrucchiere!"
- Quando è possibile farlo, utilizzate degli oggetti per comunicare: per esempio se volete portalo a passeggio chiedeteglielo mostrando il capotto
- Fate sempre domande precise: "vuoi che accenda la luce?"
- Utilizzate domande di risposta limitata: non elencate ad esempio una lunga lista di bevande da bere
- Evitate il linguaggio figurato: non dite ad esempio "salta nella vasca da bagno!"
- Riformulate il messaggio se non l’ha capito rispettando il suo tempo per capire. Evitate ogni tipo di pressione...
- Evitate di interrompe quando parla
- Cercate di cogliere l’emozione che si nasconde sotto le parole stando attenti alle espressioni del suo viso
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- L'accoglienza al malato di Alzheimer e alla sua famiglia:
curare o prendersi cura? - Un aiuto dalle associazioni
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- Bibliografia relativa