Le prescrizioni riparative e conciliative
Come è noto, in base all’articolo 28 comma 2 del d. p. r. 448/88, con l’ordinanza di sospensione "il giudice può impartire prescrizioni dirette a riparare le conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione del minorenne con la persona offesa dal reato". Opportuna previsione, che offre al minore un’ulteriore possibilità di riflettere sul reato da lui commesso. Tuttavia il tentativo di riconciliazione con la vittima incontra vari ostacoli. Oltre alle difficoltà collegate al tipo di reato (basta pensare allo spaccio di stupefacenti o al furto a danno di turisti di passaggio), talora è la vittima stessa che non si dimostra disponibile a perdonare. Spesso dunque la riconciliazione avviene solo formalmente, è legata, cioè, esclusivamente all’attività svolta dagli avvocati, e dipende, in sostanza, da un fatto puramente economico. Naturalmente in questo caso essa non ha alcun significato educativo per il minore.
Le vittime rifiutano di perdonare i minori devianti soprattutto nel caso dei reati più gravi, ma, talora, anche di fronte a reati minori.
Nella prima ipotesi, il mancato raggiungimento della conciliazione non è dannoso, in quanto, attraverso esso, i ragazzi imparano a confrontarsi con le regole e la realtà sociale ed acquisiscono consapevolezza del significato dell’azione da loro compiuta e delle conseguenze da essa prodotte. Se invece il rifiuto di perdonare riguarda reati lievi, esso risulta dannoso per l’adolescente, impedendogli di vivere un utile momento di autoresponsabilizzazione e maturazione . Appare dunque necessario trovare modalità originali che permettano al ragazzo di riflettere sul fatto compiuto, sia costruendo progetti che abbiano l’obiettivo di far prendere coscienza del significato che il reato può aver avuto per la vittima, sia prescrivendo al minore lo svolgimento di attività che rinforzino la solidarietà sociale. La frequenza delle prescrizioni concernenti attività di volontariato dimostra una crescente sensibilità verso la previsione di forme di risarcimento indiretto. Esse permettono al ragazzo di eseguire una riparazione simbolica, poiché, commettendo il reato, egli non ha danneggiato solo la vittima, ma tutta la collettività, la quale viene idealmente risarcita attraverso lo svolgimento di attività quali la cura di persone bisognose, la pulizia delle spiagge o dei giardini pubblici.