L’evento perdita e la ristrutturazione del sistema familiare: una nuova frontiera per gli operatori
Incontro con il sistema terapeutico
L'USO DEL GENOGRAMMA
Uno degli strumenti che permette all’operatore di comprendere il funzionamento del sistema familiare secondo l’ottica sistemica, e di valutare le connessioni da un punto di vista inter-generazionale, è l’uso del genogramma (Montagano-Pazzagli, 1989).
Si concretizza nella rappresentazione grafica della famiglia che viene costruita dall’assistente sociale, secondo le informazioni relazionali che l’utente fornisce: fissa i rapporti significativi ed intensi di una persona, e permette di interrogarsi sul senso di questi legami.
La continuità di una famiglia, attraverso il tempo, trova una rappresentazione nell’immagine dell’albero, che simboleggia, da un lato, il legame con il passato (le radici) e con il futuro (i germogli), dall’altro, l’unità della base comune (il tronco) e la molteplicità dei rami che ne derivano.
Da ciò proviene la consuetudine di utilizzare l’albero genealogico come rappresentazione grafica della struttura di una famiglia, considerata nel suo aspetto pluri-generazionale. Ma, esiste una sostanziale differenza tra l’uso dell’albero genealogico ed il genogramma: l’albero genealogico presenta la struttura "esterna" della famiglia, la rappresentazione dei legami di parentela che intercorrono tra i suoi membri, senza occuparsi di quanto questi legami, effettivamente, interferiscano nelle relazioni affettive dei vari componenti.
Il genogramma, invece, parte dall’enunciazione dei dati anagrafici, ma guarda ad essi secondo una prospettiva psico-sociale, considerando la famiglia come un sistema basato su di un insieme di relazioni, tenendo conto non solo dei ruoli istituzionali, ma anche dei significati che ciascuno attribuisce a quei ruoli. Si può altresì definire come lo strumento che fornisce la struttura "interna" della famiglia. Il genogramma mette in evidenza le informazioni della famiglia, in modo da offrire una rapida visione di insieme delle complesse dinamiche familiari.
Si colloca in una prospettiva che è nello stesso tempo:
- strutturale: la struttura familiare che appare dal genogramma non rispecchia solo i ruoli istituzionali dei membri della famiglia, ma oltrepassando il concetto dell’appartenenza attraverso i vincoli di sangue, può includere quelle persone che hanno rivestito nel ciclo vitale della famiglia un’importanza affettiva e funzionale, coincidente con un ruolo "istituzionale" (ad esempio un amico, può rivestire un ruolo fraterno, una nonna un ruolo materno, ecc.);
- funzionale: per funzionalità si intende l’insieme delle modalità con le quali il sistema ha gestito, nel corso del tempo, i singoli eventi del ciclo vitale e quegli eventi cruciali che hanno determinato importanti cambiamenti nell’esistenza di singoli membri. Questa funzionalità si può evidenziare mediante l’osservazione del ripetersi e ripresentarsi di certi comportamenti nel corso della storia familiare, ciò che Watzlawick (Watzlawick-Beavin-Jackson, 1971) ha definito come "ridondanza". L’osservazione delle ridondanze permette di risalire alle regole che il sistema ha stabilito.
- relazionale: focalizza cioè, l’attenzione sulle relazioni del "qui e ora", nel loro significato attuale, ma anche in una prospettiva storica ed evolutiva.
- Le informazioni raccolte, vanno lette in termini relazionali: significa essenzialmente trovare nei dati raccolti somiglianze e differenze tra le generazioni, alla luce di particolari coincidenze, ed in presenza di analoghi o differenti modelli e stili relazionali.
Il genogramma rappresenta, dunque, uno strumento che viene utilizzato con duplice finalità: dalla parte dell’operatore, per raccogliere informazioni e meglio comprendere la particolarità della famiglia, dalla parte dell’utente, per permettere una riflessione e revisione sulla propria storia familiare.
Molta importanza riveste l’attenzione ad i ruoli incarnati nel sistema familiare: oltre al ruolo anagrafico (figlio, fratello, ecc.) ed a quello individuale (relativo a ciò che una persona sceglie di interpretare) vi è quello relazionale (Montagano-Pazzagli, 1989) che il sistema familiare assegna al membro e che dipende dalla dinamica e dall’evoluzione dei rapporti nel contesto familiare specifico.
Ad esempio, un figlio può anagraficamente rivestire tale ruolo ma, in determinate circostanze, nel caso di un’assenza momentanea o permanente del padre, potrebbe anche assumere il ruolo relazionale del padre per gli altri fratelli, o del marito per la madre.
Ciò che risulta fondamentale sottolineare è il fatto che non si lavora su una realtà oggettiva della storia familiare, ma sulla percezione che ognuno ha di essa. In questa direzione, non sarebbe raro notare che due persone che occupano la medesima posizione all’interno della struttura, percepiscono la realtà in modo sostanzialmente differente, pur appartenendo alla stessa famiglia, e vivendo la medesima situazione "oggettiva".
A livello teorico, la rappresentazione del genogramma include almeno tre generazioni, ma, nella pratica, si possono includere le generazioni che vengono considerate rilevanti in base al momento evolutivo della famiglia, in base alle problematiche evidenziate, in base alle ipotesi formulate dall’operatore (Informazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria, 2000).
Un altro elemento da tenere in considerazione è la conoscenza della propria storia familiare da parte di chi "costruisce" il genogramma: è significativamente diverso che, ad esempio, un'informazione non venga indicata perché il soggetto non ne è a conoscenza, oppure perché non viene considerata un dato importante, o ancora, se emerge come un elemento "nascosto" della storia di quella famiglia.
Sia le informazioni, quindi, che la stessa rappresentazione, dipendono da una molteplicità di elementi.
Si può, senz’altro affermare che, la stesura del genogramma è una co-struzione tra i soggetti presenti e coinvolti, che porta ad un risultato finale non definibile a priori, influenzato anche, dal tipo di relazione e di comunicazione, dal setting, ecc. Gli elementi "tipici" del genogramma, a livello di informazioni fornite, si possono sommariamente indicare tramite: i nomi, i soprannomi, le posizioni; le date significative, di nascita, di morte, di eventuali gravi malattie, di matrimoni, di divorzi; i trasferimenti e le separazioni emotive ed affettive; l’intensità ed il tipo di relazione tra gli individui; l’occupazione, il livello socio-economico; le caratteristiche peculiari dei soggetti rappresentati.
Sinteticamente si riporta qualche esempio chiarificatore sull’utilità dello strumento, prendendo in considerazione due di questi elementi: il nome e le professioni.
Il ripetersi degli stessi nomi, all’interno della stessa famiglia, significa ereditare moralmente anche le qualità, i valori, innescando il processo di trasmissione inter-generazionale.
Un altro valore simbolico dell’attribuzione del nome, è dato da situazioni ben specifiche: ad esempio, quando la scelta riguarda il nome di un membro scomparso. "Se il bambino nasce dopo la morte dell’avo, si pensa generalmente che è un po’ la persona del morto che ritorna nel bambino".(Montagano-Pazzagli, 1989, p. 160)
In situazioni di questo tipo, è chiaro come la nascita e l’attribuzione del nome rivesta un significato molto particolare, oltre che essere accompagnato da aspettative ben precise.
In alcuni casi, la scelta di non intraprendere la stessa professione di un genitore, è valutata come una sorta di tradimento, di ribellione. In altri casi, invece, l’incapacità di scegliere autonomamente del proprio futuro lavorativo, incide pesantemente nell’accettazione di una realtà determinata da altri. Oppure, può capitare che il figlio venga considerato come un’occasione di riscatto collaterale delle proprie frustrazioni o fallimenti, e gli venga attribuito il compito, in un certo qual modo, di riscattare la famiglia.
L’evento perdita e la ristrutturazione del sistema familiare
- Introduzione
- Incontro con il sistema terapeutico
- Famiglie tra crisi e scelte
- Riferimenti bibliografici
Prof. UGO MARCHETTA
Dott.ssa SAMARIA CARERI
Università degli Studi di Palermo, Cattedra di Psicologia Sociale della famiglia, Quaderni di Psicologia Sociale e Applicata, Quaderno n. 7