Allegato B3 - Comune di Genova:
Famiglie d’appoggio a strutture della rete madre-bambino
Premessa
Due strutture della Rete madre-bambino stanno sviluppando la possibilità concreta di affiancare all’intervento educativo, prestato all’interno delle comunità, la presenza di reti di volontari e famiglie: in questo caso si tratta di famiglie che s’impegnano ad accompagnare e sostenere il percorso di maturazione del legame fra la mamma (o entrambi i genitori) e i propri figli, per consolidare e possibilmente valorizzare i rapporti nella famiglia d’origine del minore. Si tratta di un intervento in cui il legame affettivo si presenta "fragile", ma non del tutto compromesso.
L’intervento della famiglia d’appoggio si pone come elemento di accompagnamento, al sostegno e/o apprendimento di funzioni genitoriali che appaiono carenti nel bagaglio della mamma.
Le famiglie vanno anche a costituire almeno in parte, soprattutto in vista dell’uscita dalla casa famiglia alla fine del percorso in struttura, quegli elementi di rete parentale, amicale e sociale di cui, le madri che entrano nelle strutture d’accoglienza sono generalmente prive.
La Rete madre/bambino
Coordinamento di sette enti del III Settore e del Comune di Genova, avviato nel ’97, che propone percorsi d’accoglienza a sostegno e valorizzazione della famiglia tra protezione ed autonomia.
Il sistema, nel suo complesso, offre risorse articolate e flessibili attraverso luoghi d’ospitalità differenziati negli stili organizzativi e nelle finalità progettuali (casa rifugio, comunità, appartamenti):
- Comunità, che in maniera coordinata convergono e convengono sulla necessità di rispondere in maniera articolata ai bisogni residenziali delle famiglie monogenitoriali in situazioni di disagio a sostegno della maternità; hanno funzioni differenziate di accoglienza e sostegno, accompagnamento all’autonomia, protezione e segretezza, osservazione e sostegno alla valutazione ed è possibile la fruizione in sequenza coordinata di diverse strutture se progettualmente opportuno;
- Residenzialità leggera, appartamenti che, nello stile complessivo della Rete, consentono la prosecuzione dei progetti individuali verso l’autonomia, focalizzando l’intervento sull’empowerment dell’ospite, che è accompagnato nel suo percorso dalla presenza quantitativamente leggera e discreta di un operatore;
- Attività diurne, cioè interventi di natura extraresidenziale che possono essere preventivi, complementari, o successivi a percorsi residenziali, nati dalla necessità di sviluppare un intervento che ponesse al centro la genitorialità problematica e la famiglia in difficoltà a partire dai bisogni specifici registrati (lavoro, conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, accompagnamento delle famiglie, accoglienza, casa, ricerca/intervento).
I progetti
"Famigliamica"
È presente ed opera da anni presso la Casa Famiglia "Maria Camilla Rolon" delle Suore Povere Bonaerensi un nucleo di famiglie che, a seguito di un percorso specifico di formazione, si affiancano alle giovani madri (anche minorenni, accolte in gravidanza o con i loro bambini, 0-5 anni) ospiti della Comunità, proponendosi come strumento di sostegno per favorire uno sviluppo relazionale basato sulla solidarietà.
Un modello quindi dove c’è qualcuno che si offre di fare la spesa se necessario, di passare in farmacia se la giovane mamma è accanto al proprio bimbo ammalato, cui affidare il bimbo quando non ci si può assentare dal lavoro e l’asilo o la scuola non sono aperti, dove c’è una persona pronta a raccogliere i momenti di emozione...
Il contesto affettivo di vicinanza ed accompagnamento è, di fatto, un contesto di mutuo-aiuto dove anche le famiglie accoglienti crescono ed imparano: un’occasione che rende percorribili strade in precedenza giudicate troppo in salita.
Una rete, quindi, non solo di pensiero, ma anche di azione che, al momento, opera prevalentemente nel quartiere della casa famiglia, pur con alcuni nuclei provenienti da altre parti della città, ma che potrebbe essere anche sviluppata in altre zone a sostegno di altre realtà comunitarie.
"Famiglia d’appoggio"
All’interno della casa d’accoglienza "Antoniano" si è costituito ed opera da oltre due anni un gruppo di famiglie in appoggio ai minori inseriti presso la comunità educativo-assistenziale, cercando di offrire agli operatori del servizio sociale inviante uno strumento flessibile e che si può modulare nel tempo secondo le diverse esigenze, ma dove il servizio sociale stesso esprime un’ipotesi di ricuperabilità della famiglia del minore.
L’esperienza dell’inserimento delle madri con i loro figli nella casa di accoglienza contigua, che fa parte della rete m/b, e la parallela esperienza delle Suore Bonaerensi, ha permesso di cogliere quanto lo strumento delle famiglie d’appoggio potrebbe essere positivamente utilizzato anche in questi progetti, che qui coinvolgono donne anche adulte, per consentire alle mamme una possibilità di confronto e di scambio non solo con gli operatori della struttura, ma con altre figure genitoriali adulte.
Conclusioni
Questi progetti sono in collegamento con il Progetto Affido Familiare, sia per quanto riguarda l’avvio dei progetti di appoggio (concordati con il Servizio), sia per quanto riguarda le famiglie che si avvicinano a tale esperienza, rispetto alle quali si stanno predisponendo anche incontri formativi congiunti.
Famiglie, responsabili ed operatori hanno anche partecipato alla prima giornata d’incontro e formazione delle famiglie affidatarie (11 febbraio 2006), curata dal Progetto Affido Familiare.
Il percorso formativo attuato rispetto al progetto "Famigliamica" si è articolato in n. 8 incontri mensili, che hanno affrontato temi diversi: dall’organizzazione dei servizi al rapporto con il volontariato e con il Tribunale con i Minorenni, all’esperienza della maternità anche attraverso testimonianze e l’intervento di esperti.
Ogni "famigliamica" ha alle proprie spalle la rete delle famiglie coinvolte nel progetto e l’equipé educativa della Casa Famiglia "Rolon": l’educatrice e lo psicologo che ne fanno parte curano il coordinamento e la supervisione dell’intero progetto.
I due progetti, come appare dalla descrizione, sono a differenti livelli di sviluppo, pur essendo possibile individuare un passaggio comune da una prima fase di formazione dei gruppi iniziali di famiglie d’appoggio, ad una seconda di costruzione di una rete più ampia.
Gli obiettivi di questa seconda fase potrebbero quindi essere la promozione in nuovi territori e presso altre comunità analoghe.
La prospettiva è che tale lavoro non si esaurisca all’interno delle strutture originarie, ma diventi concreta la possibilità di raggiungere nuclei mamma/bambino accolti in altre strutture della rete: in particolare si considerano le famiglie d’appoggio risorsa preziosa per quei nuclei che in fase di autonomizzazione compiono un percorso all’interno di appartamenti protetti.
- Premessa
- Forme d'accoglienza e strumenti a sostegno dell'affido
- Non solo affido: le forme di sostegno ai nuclei familiari di origine in difficoltà
- Forme di sostegno all'affido familiare
- Allegato A1
- Allegato A2
- Allegato A3
- Allegato A4
- Allegato A5
- Allegato B1
- Allegato B2
- Allegato B3
- Allegato B4
- Allegato C1
- Allegato C2
- Allegato D
Documento fornito da:
Liana BurlandoCreato da:Comune di Genova
Coordinamento Nazionale Servizi Affidi