La pluralità delle appartenenze
Eppure, è in questa città plurale, meticcia, dove regna la mescolanza che più facilmente anche Sumaya potrà perdersi e ritrovarsi. I ragazzi, ancor più che gli adulti, si trovano a gestire il rapporto con altri, diversi da loro, nelle svariate situazioni della quotidianità: man mano che crescono si moltiplicano le occasioni di scambio, emergono le differenze, esplodono gli scontri, ma aumentano anche le opportunità di incontro, di apertura reciproca, se non proprio di comprensione empatica quando "l’altro non è più al di là del confine ma al di qua" (Mantovani G., 2006). "La città dovrebbe essere la scuola che ci insegna a condurre una vita ben centrata. Attraverso l’esposizione agli altri potremmo imparare a distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è. Abbiamo bisogno di vedere le differenze nelle strade, o negli altri, senza avvertirle come minacce né come tentativi di seduzione, bensì come visioni necessarie. Esse ci servono per muoverci nella vita con equilibrio, sia in senso individuale che collettivo" (Sennett R., 1992, p. 13). I ragazzi, ancor più che gli adulti, possono imparare a rovesciare il proprio disorientamento in conquista di nuovi spazi e di nuovi amici.
Ritrovarsi nel proprio ambiente di vita, assume allora una pluralità di significati: ritrovare se stessi, rispecchiarsi nel proprio ambiente riconoscendovi tratti di familiarità, potersi incontrare con altri, diversi da sé, varcando la soglia della solitudine.
E questa possibilità dipende anche dal fatto che la città consenta una pluralità di appartenenze e modi di essere, accolga spazi plurali, all’interno dei quali potersi sentire accolti nei molti modi di essere, nelle molteplici appartenenze e identità, valorizzi la mescolanza e l’"approssimazione" (Cassano F., 2003) tra diversi. "Imparare a stare in questo processo sempre aperto e, forse, inconcluso, sempre, è imparare a stare nell’instabilità e nella migranza, è vivere-nella-ricerca.[...] In tale processo formativo si è migranti rispetto a se stessi e rispetto al mondo. Si è migranti in quanto l’oltre è già in noi come possibile, in quanto la differenza entra in noi come risorsa, in quanto lo ‘stare nell’aperto’ è la radiografia del nostro stato d’animo e della nostra mente" (Cambi F., 2006 p. 42/43).
Questa valenza plurale è quanto mai importante per queste seconde generazioni che vivono come connaturato l’essere in bilico tra mondi, lingue, modelli educativi e culturali diversi.
- Appunti sui percorsi dei ragazzi di origine immigrata
- Tra due appartenenze
- La definizione di mappe cognitive
- Una dimensione simbolica e affettiva
- Esperienze di attraversamento
- Il punto di non ritorno
- Un quotidiano esercizio di traduzione
- Lo spazio dell’abitare
- Una molteplicità di sguardi e culture
- La pluralità delle appartenenze
- Pratiche di reinvenzione
A cura di:
Anna GranataElena Granata
Articolo già pubblicato su Animazione Sociale n.11, Novembre 2007