Rapporto tra assistente sociale e utente
La qualità di un buon lavoro per l’assistente sociale è quello di porsi in una buona e consapevole relazione.
Il primo incontro tra l’assistente sociale e l’utente è un’esperienza nuova con una persona unica e sarà influenzata dall’atteggiamento di entrambi i soggetti coinvolti.
Ogni persona suscita qualcosa nell’assistente sociale al primo impatto, e dell’altro lato l’utente porta con sè le sue aspettative.
Ogni nuovo utente propone una situazione nuova, forse mai vista, e quindi bisogna evitare di incasellare le persone rispetto a situazioni viste in precedenza.
E’ importante non etichettare o banalizzare il bisogno di cui l’altro è portatore.
Atteggiamenti dell’assistente sociale da assumere:
- interessato come se fosse il primo caso e non inquinato da preconcetti;
- curioso di capire;
- attento;
- disponibile.
- assumere un ruolo parentale che fa perdere le distanze e fa scattare un atteggiamento di delega da parte dell’utente;
- assumere un ruolo da benefattore che si precipita in aiuto senza fare un’adeguata analisi della situazione, che vuole dimostrare di essere zelante;
- assumere un ruolo acquiescente: dietro la cortesia e la buona educazione non può esserci un rifiuto ad affrontare veramente i problemi;
- rigidità teorica che fa incasellare le persone nelle teorie lette sui libri come se le confermassero.
- SUGLI ASS.SOC. IN GENERALE: c’è un immaginario collettivo della figura dell’ass.soc., ad esempio sono quelli che portano via i bambini, oppure si legge sul giornale di finti assistenti sociali che rubano nelle case con l’inganno, oppure c’è una confusione sulla terminologia per cui si confondono con gli assistenti alla persona.
- SUL SINGOLO PROFESSIONISTA: si forma un’idea che ci siano ass.soc. più o meno bravi e a volte si vede nel giorno del ricevimento in cui alcuni professionisti hanno la coda fuori dalla porta e altri no.
Le aspettative dell’utente sono spesso contradittorie ma conviventi:
- il pensare che non cambierà nulla, per non illudersi, per mantenere una certa razionalità;
- la speranza che provando possa esserci un cambiamento, che è la strada giusta per risolvere il problema.
Ci sono tre modi che l’utente propone per risolvere più velocemente il problema:
- suggerire o imporre all’ass.soc. di fare delle azioni concrete;
- affidarsi totalmente all’ass.soc., dando poche informazioni rispetto al problema e negando una loro collaborazione;
- molti usano i professionisti per rovesciare sulla loro testa tutto il loro vissuto, hanno bisogno di sfogare la loro frustrazione e poi si sentono meglio.
Fortunatamente ci sono persone che escono da queste tre categorie, che vogliono cambiare la loro vita.
Il loro desiderio va colto, bisogna ascoltarle per percepire una risposta: sono le persone della gratitudine, e la gratitudine è un termometro della salute mentale delle persone.
Ci vuole fiducia per mostrare le parti meno belle di noi stessi perchè generalmente si prova vergogna, c’è la paura di trovare un atteggiamento moralistico in chi ascolta.
Il ruolo dell’ass.soc. è quello di ascoltare il latente, capire i bisogni materiali, ma anche le ansie, il dolore, tutti gli atteggiamenti, la complicità.
- E’ necessario avere un rapporto curioso, aperto, non inquinato da preconcetti;
- E’ bene osservare e annotare tutto quello che avviene negli incontri tra ass.soc. ed utente (come un esploratore);
- Bisogna pensare all’unicità della persona, cercando di capire come procede per risolvere i problemi e perchè ha posto la questione all’ass.soc.;
- Lo strumento più adeguato è l’ascolto, non solo delle parole, ma anche di quello che sta dietro (fantasie, aspettative, dolori) per far vedere all’utente quello che non vede da solo;
- Non avere l’ansia di dare risposte, soluzioni, ma è necessario capire e pensare;
- Ascoltarsi come operatori, capire come ci si sente, che sentimenti si proiettano nell’utente. E’ importante darsi tempo per ascoltarsi e contenersi;
- Utilizzare strumenti del confronto e della supervizione per capire e capirsi;
- Riconoscere che non si possono aiutare tutti: se la persona non desidera fare qualcosa per sè o non può le soluzioni si limitano;
- L’ass.soc. ha un ruolo importante per le persone che hanno bisogno, ha il potere di dare o non dare, di ascoltare o non ascoltare.
E’ necessario dare un termine per evitare la dipendenza, ed è un momento che va preparato.
La capacità di separarsi necessita allenamento sia per l’utente che mette in atto delle resistente (fugge in avanti oppure esprime nuovi problemi all’ultimo minuto), ma anche per l’ass.soc. che deve pensare alla persona nel futuro.
Può aiutare pensare all’idea della valigia in cui si porta fuori dal servizio quello che si è imparato e i propri progressi.