Per un servizio sociale trasformativo: approccio dell’agency e narrazione
Conclusioni
Tutto questo dà sostanza al servizio sociale come disciplina e professione (prassi operativa disciplinata) che si colloca in modo adeguato nel processo di cambiamento contemporaneo, con proprie competenze esclusive, con un ruolo definito e non ancillare verso nessuna altra professione, con piena «autonomia tecnico-professionale e di giudizio in tutte le fasi dell’intervento» sociale (L. 84/93). Il contributo della ricerca nel supportare la professione risulta pertanto cruciale, proprio nella misura in cui questa voglia collocarsi in contesti in cui il confronto tra obiettivi e risultati, processi ed esiti debba essere rendicontabile, al di là dell’approccio metodologico che si utilizzi: anzi, ciò permette anche di confrontare metodologie e buone prassi, per quanto concorrono al raggiungimento dell’obiettivo: «L’idea del lavoro sociale come testo, come narrazione - che si oppone all’idea che esso sia una scienza esatta - occupa il centro della scena. Laddove la scienza cerca regolarità, spiegazioni e concatenazioni causali, qui si cercano (e si vogliono generare, nota dell’autore) eccezioni e racconti che creino significati e portino a un cambiamento positivo» (Parton e O`Byrne 2005, 196). In definitiva non c’è nulla di più pratico di una buona teoria.
Per un servizio sociale trasformativo
- Introduzione
- L'idea di azione in Hannah Arendt
- Le "capabilities" secondo A. Sen e M. Nussbaum prima parte
- Le "capabilities" secondo A. Sen e M. Nussbaum seconda parte
- Unitarietà del soggetto e consapevolezza, ovvero dell'ambiguità del soggetto
- Consapevolezza e «modernità liquida»: la forma dell'acqua
- Verso un servizio sociale trasformativo
- L'oggetto del servizio sociale prima parte
- L'oggetto del servizio sociale seconda parte
- La necessità di uno scarto paradigmatico: l'approccio discorsivo
- Un modello per la pratica
- I vantaggi derivanti
- Conclusioni
- Bibliografia
- Note di testo