Infibulazione e mutilazioni dei genitali femminili
A causa dell’immigrazione in costante aumento e sempre "più femminile" l’infibulazione è divenuta negli ultimi anni una questione che riguarda anche l’Europa e l’Italia.
Anna Diamantopoulu, eurocommissario della Grecia per il lavoro e gli affari sociali ha dichiarato, basandosi sui resoconti di una ricerca effettuata all’interno del progetto Daphne (promosso dall’Unione Europea), che in Italia le donne mutilate sarebbero 133.843.
Recenti articoli pubblicati dai principali quotidiani italiani affermano che le donne che hanno subito tale pratica sono tra le 30.000 e le 38.000.
Le bambine a rischio sarebbero tra le 5.000 e le 20.000.
Le cifre fornite dalle associazioni umanitarie presenti sul nostro territorio non sempre sono concordi tra loro, credo tuttavia, al di là dei numeri, che sia indispensabile riflettere sul fatto che le famiglie di immigrati continuano a far infibulare le bambine al fine di non disperdere una tradizione profondamente radicata, difficilissima da estirpare perché legata all’esigenza di garantire l’onore e la rispettabilità della donna.
Nei tribunali di tutto il mondo nell’ultimo decennio si è dibattuto sulla possibilità di poter concedere lo status di rifugiate alle donne vittime di mutilazioni genitali.
L’art. 1, comma 2, lett. a) della Convenzione O.N.U. stabilisce che il rifugiato è colui che trovandosi al di fuori dello Stato a cui appartiene non ha la possibilità di rientrarvi a causa di una motivata paura derivata da persecuzione dovuta alla religione, nazionalità, razza, in quanto membro di un gruppo sociale o per le sue idee.
In riferimento a tale articolo, nel 1985, il Comitato Esecutivo dell’United Nations High Commissioner for Refugees (U.N.H.C.R.) aveva conferito ai paesi la libertà di riconoscere come "appartenenti a gruppo sociale" (uno dei punti dell’art.1 sopracitato) le donne a rischio di subire mutilazioni genitali.
I casi in cui la richiesta di asilo è stata accolta sono ancora molto ridotti poiché, purtroppo, legati alle decisioni dei singoli giudici.
In Italia, dal 22 dicembre 2005, l’infibulazione è reato.
Il senato ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge n. 414-D relativo alle disposizioni inerenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (clitoridectomia, escissione, infibulazione e qualsiasi altra forma di mutilazione).
La nuova normativa, composta di nove articoli, detta "le misure necessarie per prevenire, contrastare e reprimere le pratiche di mutilazione genitale femminile quali violazioni dei diritti fondamentali all’integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine [...] in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne".
Il disegno di legge che ha visto, come raramente accade, concordi i gruppi politici di maggioranza e opposizione rende illegale nel nostro paese la pratica della mutilazione genitale sotto ogni forma e prevede, per coloro che commettano tale reato, pene che vanno dai sei ai dodici anni di carcere.
L’escissione è ritenuta punibile perché considerata "violenza sulla persona diretta agli organi genitali e consistente in mutilazioni e lesioni effettuate senza che vi siano necessità terapeutiche al fine di condizionare le funzioni sessuali della vittima."
Il disegno di legge prevede anche l’extraterritorialità del reato: colui che esegua le mutilazioni genitali all’estero ma risiede nel nostro Paese sarà perseguibile al suo rientro in Italia.
L’Osservatorio criminologico e multidisciplinare "Crimini su Donne e minori" ha più volte dichiarato che una legge non è sufficiente a combattere una tradizione che perdura da secoli e sussiste il rischio di un mercato clandestino (come avviene attualmente in alcuni paesi, l’Egitto, ad esempio dove la M.F.G. è stata vietata ma i genitori continuano a far infibulare le figlie segretamente).
E’ necessario, contemporaneamente all’approvazione della legge, promuovere una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale mirata a informare i cittadini extracomunitari sulle conseguenze fisiche e psicologiche dell’infibulazione e sulle norme vigenti in Italia, attraverso materiale illustrativo esplicito, tradotto in varie lingue. E’ importante ricordare che, in Italia, vivono circa 40.000 donne infibulate e, ogni anno, circa 6.000 bambine tra i quattro e i dodici anni rischiano di essere sottoposte a tali pratiche rituali.