Dalla rigida causa-effetto alla centralità della persona
Le numerose diversità e varie tipologie di disagio che ho incontrato, avevano fatto scattare in me un desiderio di risoluzione immediata del problema affrontandolo inizialmente in un’ottica di causa – effetto e in alcuni casi ponendomi anche in maniera giudicante nei confronti dell’utenza. E’ in questo periodo che ho scoperto la bellezza della “mia professione”, avendo modo di comprendere quanto è stato, e tutt’ora è per me importante, mettere al centro dell’attenzione la relazione. Questa apertura mentale mi ha attivato una “sfida” che ha stimolato un processo di crescita, supportato anche dalla scelta di frequentare dei corsi professionali, coerenti con il bisogno emerso.
La necessità di conoscere non solo il soggetto che pone la domanda, ma il suo contesto di vita (che egli nutre e al contempo minaccia, che fa esistere e distruggere, partendo dalla sua famiglia, nucleare ed estesa, permeabile o meno, dalla sua rete di vicinato e amicale, dalle diverse istituzioni e sistemi sociali con i quali è in contatto2), mi ha aiutato a costruire delle ipotesi d’intervento maggiormente mirate ed individuali, sganciandomi così dal solo pensiero “causa – effetto” che spesso è stato l’approccio immediato che ho usato all’inizio.
- La relazione tra assistente sociale e utente nel segretariato sociale
- Dalla rigida causa-effetto alla centralità della persona
- Il servizio e il problema del tempo
- Unicità, creatività e strategie d’intervento
- Il modello sistemico-relazionale: l’esempio di un caso
- Genogramma della famiglia presa in esame
- In chiusura
- Note di testo