Il modello sistemico-relazionale: l’esempio di un caso5
Il caso che riporto riguarda la storia di M.F., una signora di 45 anni, madre di un ragazzo e di una ragazza, arrivata al servizio con il volto stanco e triste, apparentemente con la richiesta d’informazioni per l’attivazione dell’assistenza domiciliare a favore della propria madre anziana residente in IV Municipio.
Prima di darle le informazioni richieste, durante il colloquio ho cercato di capire quali fossero le risorse interne alla famiglia che potessero sostenere la situazione, in attesa dello snellimento delle lunghe liste di attesa comunali. Allargando il contesto di riferimento, ho capito che l’unica risorsa reale era di fatto la stessa M.F., in quanto figlia unica e quindi delegata a fare tutte quelle pratiche che la madre non è più in grado di affrontare. M.F. durante il colloquio ci tiene anche a sottolineare che in casa è oberata di lavoro, il figlio maschio le da molto da fare. Emerge un quadro familiare di violenze psicologiche e fisiche subite da lei e dal marito da parte del figlio, che presenta una diagnosi di disagio caratteriale, con un vissuto di terapia psicologica fallimentare che ha demotivato la famiglia rispetto ad un approccio risolutivo al problema. Mentre la primogenita, consapevole del sistema familiare “patologico”, ha scelto autonomamente all’età di 16 anni di finire gli studi a Londra.
Dopo aver raccolto tutta questa serie d’informazioni, sono rimasta colpita dal fatto che l’educazione dei figli sembrava essere delegata ai figli stessi, il ragazzo con problemi d’inserimento e di adattamento in più ambienti (scolastico, familiare, amicale) non vede i genitori come punti di riferimento o modelli da seguire, mentre la ragazza ha scelto di vivere lontano dai genitori pur senza un totale loro consenso. Prendo carta e penna e chiedo a M.F., sulla base del genogramma costruito mentre lei narrava i suoi vissuti, di collocarsi e collocare il marito nel sistema. Il marito viene disegnato distante rispetto all’intero nucleo, con un legame di tipo conflittuale con la moglie, soprattutto quando parlano dei figli. Quello che salta agli occhi è che la signora ha interpretato la mappa in modo inverso, ossia mettendo al vertice e quindi al primo asse il figlio e sua madre, la figlia posizionata leggermente sotto al figlio e lei e il marito sotto i figli. Altra caratteristica emersa dal genogramma è il ruolo degli uomini, che sembrano essere emarginati e schiacciati da un’alleanza femminile, che non lascia spazio nel nucleo. In tutto questo i coniugi sembrano riuscire a comunicare poco e quando lo fanno emergono grandi conflitti, accusandosi a vicenda del fallimento del figlio.
- La relazione tra assistente sociale e utente nel segretariato sociale
- Dalla rigida causa-effetto alla centralità della persona
- Il servizio e il problema del tempo
- Unicità, creatività e strategie d’intervento
- Il modello sistemico-relazionale: l’esempio di un caso
- Genogramma della famiglia presa in esame
- In chiusura
- Note di testo