Per un servizio sociale trasformativo: approccio dell’agency e narrazione
«Infatti, in ogni azione ciò che è soprattutto inteso dall’agente,
sia che agisca per necessità naturale sia per libera volontà,
è rivelare la propria immagine;
da ciò segue che ogni agente, in quanto agisce, trae diletto dall’agire;
poiché ogni cosa che è desidera il suo essere,
e poiché nell’azione l’essere dell’agente è in certa misura più intenso
ne segue necessariamente un diletto...
Perciò nulla agisce se non per fare esistere il suo sé latente»
Dante, De Monarchia, I, 13
Introduzione
Le trasformazioni epocali che stiamo vivendo ci pongono criticità inedite che chiedono di riconsiderare punti di vista, modelli interpretativi e modalità di intervento sociale che spesso sono stati ereditati perché espressione di buone pratiche, ma che altrettanto spesso appaiono carenti di formalizzazione e quindi sia di validazione, sia di trasmissibilità. Il modello centrato sui "bisogni" (need-led), p. es., ha mostrato quanto un approccio oggettivista sia inadeguato per "rimettere in moto" le persone verso l’obiettivo dell’autorealizzazione, insufficiente a "risolvere" il bisogno (David, Ellis e Rummery 1997), e perfino non in grado di sostenere l’assessment per valutare se fornire o meno un determinato servizio (Clayton 1983)1.
D’altra parte ancorare la valutazione al bisogno non mette al riparo da risposte meramente "amministrative" e burocratiche, come ha rilevato Gilbert Smith (1980)2 e Kemshall (1986)3, che ha studiato un’équipe di servizio sociale di distretto, ha mostrato che le decisioni sui bisogni erano il risultato delle reazioni quotidiane degli operatori ai problemi con cui si confrontavano, reazioni che, in seguito allo stabilirsi di un consenso dinamico all’interno dell’équipe, reinterpretavano continuamente le definizioni ufficiali dei bisogni fornite dalla normativa. Pur concepita nel riferimento a quanto c’è di comune nelle varie declinazioni del lavoro sociale, la riflessione che segue sarà focalizzata su alcuni "fondamentali" della professione - secondo l’approccio dell’agency e il paradigma discorsivo - tentando una descrizione del soggetto del welfare nella modernità radicalizzata e una definizione argomentata dell’oggetto cognitivo e dell’obiettivo specifici dell’intervento di servizio sociale. Questo a partire dall’assunzione del concetto di «competenza ad agire» (agency).
Per un servizio sociale trasformativo
- Introduzione
- L'idea di azione in Hannah Arendt
- Le "capabilities" secondo A. Sen e M. Nussbaum prima parte
- Le "capabilities" secondo A. Sen e M. Nussbaum seconda parte
- Unitarietà del soggetto e consapevolezza, ovvero dell'ambiguità del soggetto
- Consapevolezza e «modernità liquida»: la forma dell'acqua
- Verso un servizio sociale trasformativo
- L'oggetto del servizio sociale prima parte
- L'oggetto del servizio sociale seconda parte
- La necessità di uno scarto paradigmatico: l'approccio discorsivo
- Un modello per la pratica
- I vantaggi derivanti
- Conclusioni
- Bibliografia
- Note di testo